Teatro comunale di Enna, 17 Febbraio 2016
Il Rotary arriva in Italia nel 1923, vive una fase di prima espansione dal 1923 agli anni ’30.
Viene poi sospesa l’attività nell’ultimo periodo di Governo fascista e negli anni del conflitto mondiale, fra il 1939 ed il 1946.
Riprende ad operare pienamente nella fase della ricostruzione.
Era l’anno dei sogni di un’automobile per tutti, la gloriosa seicento della Fiat, che era stata presentata a Ginevra nel 1955, di un televisore con immagini in bianco e nero, per seguire con parenti ed amici “Lascia e raddoppia”, che aveva avuto il suo avvio a novembre del 1955. Era l’anno nel quale si stabilizzavano governi democratici in tutto il mondo e si approvavano leggi di riforma; in Russia Kruscev prendeva le distanze dallo stalinismo, ma rispondeva all’insurrezione dell’Ungheria riconquistandola dopo pochi giorni. Se da un canto quindi si cercavano nuove vie al socialismo, anche in Italia con Togliatti, permaneva ancora l’atmosfera di preoccupazione per il pericolo rosso. Nasser tenta la nazionalizzazione del Canale di Suez, ma viene attaccato da una coalizione costituita da Inglesi, Francesi e Israeliani. Questi ultimi conquistano il Sinai. In quello stesso anno la gente sapeva sognare per il matrimonio da favola fra il principe Ranieri di Monaco e la bellissima attrice Grace Kelly e sapeva soffrire per la perdita dell’ammiraglia della flotta italiana, l’Andrea Doria, colpita a morte da uno scontro nella nebbia con l’incrociatore Stockolm.
Dieci anni dopo, nel 1956 Enna viveva, come altri centri dell’Isola, il sogno dello sviluppo. Pur mantenendo una caratteristica di città che fondava le ragioni stesse della propria esistenza nell’agricoltura, identificava come propri obiettivi anche quelli dell’operatività nel campo delle attività commerciali ed artigianali.
In città, la borghesia imprenditoriale, i professionisti e una parte della nobiltà mantenevano i propri rapporti sociali nel classico Circolo cittadino, ma guardavano con interesse a nuove modalità associative che da un canto assumevano importanza per chi si occupava di affari e professioni e dall’altro guardavano alla possibilità di incontri con esponenti appartenenti alla stessa struttura associativa, in ambito nazionale ed internazionale.
Erano state superate le perplessità suscitate, in periodo prebellico, dalle modalità nei club per la frequentazione e la periodicità delle riunioni. I riferimenti associativi alle altre nazioni ed in particolare agli Stati Uniti d’America non suscitavano preoccupazioni di alcun tipo, anzi venivano visti come un’opportunità. Si recepivano le mode del momento come il Rock and roll di Elvis Presley, con Adriano Celentano “il molleggiato”, così come l’uso di nuovi strumenti quali il juke box ed il flipper. La canzone melodica italiana, che aveva un primato indiscusso, viene messa sotto attacco da queste nuove tendenze.
Non c’era più da temere per trame di carattere politico, né tantomeno ideologiche ed economiche, esasperate fino al punto da pensare che potesse trattarsi di un’organizzazione che fiancheggiava l’organizzazione segreta della Massoneria. Anche la Chiesa cattolica aveva modificato l’atteggiamento di sospetto che aveva accompagnato i primi anni di vita del Rotary in Italia.
E’ così che, nel corso dell’anno 1956, un primo gruppo di professionisti ed imprenditori ennesi fonda il Rotary Club Enna, che a sua volta verrà associato al Rotary, nato negli Stati Uniti d’America, a Chicago nell’Illinois, cinquant’anni prima, nel 1905 e divenuto internazionale nel 1922.
L’atmosfera che accompagnò la fase formativa da parte dei “fondatori” era ben diversa da quella che accompagna le costituzioni attuali di nuovi club. Tutto era proiettato verso il futuro, ma il presente era ancora difficile da vivere: la viabilità era inadeguata per recarsi facilmente e velocemente da un posto all’altro dell’Isola, il sistema delle comunicazioni era limitato alla telefonia fissa, le notizie dal mondo arrivavano con gli antichi e tradizionali sistemi dei giornali e della radio, mentre la televisione avviava i propri primi passi. La costituzione di un club, per gli uomini di qualità, sembrava ed era un’apertura verso il mondo, verso orizzonti più vasti.
La nascita del Rotary di Enna, così come quella di Agrigento e Ragusa, seguono, come tempistica, la sorte di tante attività avviate in quelle città che avevano avuto il privilegio di essere state elevate a capoluoghi di provincia in periodo prebellico. Infatti, nel 1925, l’arrivo del Rotary in Sicilia, la successiva prima espansione, aveva riguardato prevalentemente i capoluoghi storici di antica memoria borbonica. Prima Palermo, poi Messina e Catania, di seguito Siracusa, Caltanissetta, Enna, Agrigento e Ragusa.
Fermiamoci ora, dopo la fase costitutiva del club, ad esaminare l’evoluzione del modo di operare dell’Associazione Rotary nel mondo, nei sessant’anni, che vanno dal 1956 ad oggi, anni nei quali il Club del capoluogo ennese è nato, è cresciuto ed è diventato adulto. All’inizio, all’interno di tutti i club, non solo in quello di Enna, si registra una forte propensione per le attività di natura culturale e finalizzate a privilegiare lo svolgimento di un’azione di alto livello prevalentemente all’interno.
Successivamente e progressivamente osserviamo l’affermarsi di azioni maggiormente orientate al Servizio, a favore della Comunità locale e di iniziative di carattere umanitario nel mondo intero.
Negli anni del dopoguerra, la metodologia di reclutamento del Rotary italiano si allontana progressivamente dalla rigidità elitaria degli esordi e si avvicina, senza mai equipararsi, a quello del Nord America e più recentemente degli emergenti territori asiatici, determinando una progressiva attività di espansione.
Ora, se da un canto dobbiamo pur ammettere che l’espansione marcata ha ridotto il livello generale, dall’altro dobbiamo registrare che si è incrementato il prestigio dell’Associazione nella considerazione generale di chi guarda dall’esterno le attività dei club service e di conseguenza anche l’appetibilità per i nuovi soci dell’appartenenza al Rotary risulta ora più legata alla sua operatività, piuttosto che alla considerazione di conseguimento di uno status symbol.
Nel territorio intorno al capoluogo, dal 1956 in poi, si guarda ad una espansione in provincia che ha portato alle costituzioni dei Club di Nicosia, Piazza Armerina e Regalbuto. In questa occasione i club a noi vicini e da noi fondati, sono rappresentati dai presidenti, che abbiamo l’onore di avere con noi, considerandoli parte di un sistema complesso ed in difficoltà che all’interno di un’area vasta e scarsamente popolata, come la provincia di Enna, vuole orgogliosamente portare avanti l’iniziativa rotariana.
Ci accompagna, in questo momento, il ricordo di tutti i nostri presidenti, alcuni dei quali scomparsi, ai quali in particolare vorrei dedicare questa mia riflessione insieme a voi. Ad essi, con il presidente Dario e con il suo Direttivo, vorremmo dedicare uno studio specifico che costituisca un resoconto della continuità e dello spirito di servizio nel Rotary, ma anche fuori dal Rotary per le rispettive professionalità, riferito al lavoro svolto da ogni presidente vivente e non vivente, lavoro differente nei tratti per ognuno, come è giusto che sia, per la diversa personalità di ognuno di noi, ma determinante per ogni fase di vita del club.
Una storia che dovrebbe comprendere tutti, anche coloro i quali, pur non avendo rappresentato il club al massimo livello, hanno costruito momento dopo momento un tessuto forte e duraturo nel Rotary.
Alessandro ed io abbiamo avuto l’onore di Servire per il Rotary, oltre che come presidenti del club, anche alla guida del Distretto che è grande come uno Stato, anzi come due Stati, in considerazione della presenza nello stesso della Repubblica di Malta. Lo abbiamo fatto con cura, con sacrificio rispetto alle nostre attività del tempo, e sempre tenendo presente che, in quel ruolo, rappresentavamo non solo il Club di Enna ma il territorio della Sicilia centrale, di quello che, forse con eccessiva enfasi mitologica, da tempo viene indicato come Terre di Cerere.
Ricordiamo le numerose riunioni conviviali, che seguono gli interventi di autorevoli relatori e restano gradevoli momenti di approfondimento sulle tematiche del momento e di incontro fra di noi. Ed accanto a questi momenti che rientrano nelle nostre tradizioni, ma che non sono da considerarsi comunque essenziali, si evidenziano nei nostri ricordi le attività di Service.
Sono state molte quelle via via effettuate, alcune più note, altre dimenticate, ma non per questo cancellate dal repertorio del lavoro svolto dal Club negli anni. L'importanza dei "Service" è infatti che essi vengano effettuati, che il risultato sia stato raggiunto , non certo il compiacimento per la decisione che li ha motivati o il ricordo di essi. Il Rotary in fondo altro non è che la somma degli incontri e delle attività svolti, ricordati o no, ma comunque parte integrante di una costruzione di qualità.
Dato che oggi è anche il momento delle riflessioni, mi sembra di poter affermare che le attività di Servizio abbiano ormai preso il sopravvento come immagine, rispetto a quella originaria che ci vedeva rappresentati, come in tante fotografie, a quella dei tavoli delle nostre conviviali.
Certo non sanno nulla delle nostre conviviali le persone da noi aiutate in Africa, in India, in altre parti del mondo e anche nelle fasce meno abbienti della nostra Enna.
Peraltro, in campo culturale, siamo orgogliosi delle nostre iniziative, come le Borse di studio ed il Premio Domina per la letteratura umoristica.
Prima di chiudere, vorrei segnalare che è in atto nel Club un più che opportuno progetto di equilibrio delle fasce di età dei soci, che rappresentano la maggior parte delle categorie professionali del territorio, tale da poter garantire per il futuro uno sviluppo armonico dell’Associazione. E’ difficile infatti pensare ad una possibilità di forte espansione nel contesto di una situazione generale economica di recessione, o se vogliamo di timida ripresa. I dirigenti attuali del Club stanno quindi puntando intelligentemente al consolidamento della rappresentatività ed al suo sviluppo e delle numerose iniziative associative meritevoli di mantenimento nel tempo.
Ci rendiamo conto che, in questo momento, se dovessimo compiutamente valutare il “come eravamo” e “come vorremmo che fosse il nostro futuro” avremmo dovuto abusare a lungo della vostra pazienza e della vostra attenzione. Ci sarà il tempo e l’opportunità per farlo nelle nostre riunioni ed ognuno di noi darà il proprio contributo. Ci rendiamo anche conto che oggi non è una data di arrivo, ma una data di partenza, che si mette alle spalle la storia di un’organizzazione ben rodata e guarda, con spirito di appartenenza, alle necessità di attenzione e di lavoro per il futuro.
Questo Rotary, nella circostanza di festa per il suo anniversario, si augura che la propria attività prosegua bene ed assicura al Rotary International la continuità di un’azione convinta nell’Associazione e per l’Associazione.
Viva il Rotary